giovedì 5 luglio 2012

PROCESSO DIAZ: COMUNQUE VADA ABBIAMO PERSO




Image copyright ©Ugo Guanda Editore S.P.A, viale Solferino 28, Parma.


Stamattina alle 9 ero al Palazzaccio. L'aula Magna, dove si svolge l'ultima fase del processo Diaz, era quasi vuota. Qualche giornalista, i carabinieri di guardia, gli avvocati, i giudici. Io ero l'unica parte lesa presente; nessuno degli imputati si é degnato di farsi vedere.

Oggi in programma c'era l'ultima arringa difensiva, poi i giudici si sarebbero riuniti in camera di consiglio, dove sono in questo momento. Come la Presidente Giuliana Ferrua ha annunciato, il dibattimento durerá ancora un tempo indeterminato, “non é neanche detto che il verdetto sia pronunciato oggi” ha detto ai giornalisti che la incalzavano per avere almeno un orario approssimato.

E quindi non valeva la pena di restare; a che pro mettere le tende in Cassazione nell'attesa di una
sentenza che, comunque vada, mi ha già deluso?
Perché quale che sia il verdetto dei Supremi Giudici, il massimo che si puó ottenere è l'interdizione degli imputati dai pubblici uffici. Non è poco, lo so. Anzi, sarebbe assai importante: gli imputati sono ai vertici della Polizia italiana, e la loro interdizione sarebbe la fine della loro brillante carriera andata avanti nonostante le condanne. Ma appunto, proprio la loro carriera dimostra ció che la sentenza non puó cambiare: che la nostra Democrazia ha giá perso.

C'é davvero bisogno della sentenza per allontanare questi personaggi dal comando delle Forze dell'Ordine? Questi dirigenti sono stati ripresi con in mano le molotov introdotte nella scuola per incriminarci. Al processo hanno dichiarato di non avere visto ne'sentito le nostre percosse, le nostre grida che hanno fatto accorrere una folla davanti la scuola Diaz. Hanno firmato un falso verbale d'arresto e hanno impedito con la loro omertà l'identificazione dei picchiatori. Hanno diretto un intervento definito da Amnesty la piú grave violazione dei diritti umani in un paese democratico. Ma come le scimmie della leggenda, non hanno visto, non hanno sentito, non hanno detto. E quindi, non si ritengono responsabili.
Ammettendo che ciò sia vero- e bisogna proprio fare i salti mortali, come stamattina l'avvocato che difende Luperi- allora bisogna come minimo ammettere una cosa: che i dirigenti della Polizia sono davvero scimmie, mute sorde e cieche. E quindi la Polizia Italiana, nel migliore dei casi, non è diretta da criminali, ma da animali handicappati.

I giudici ora devono decidere sulla base di fatti ricostruiti non dalle indagini della polizia, ma NONOSTANTE i depistaggi della Polizia. Solo grazie al lavoro dei nostri avvocati e dei Pubblici Ministeri, i giudici hanno comunque degli elementi importanti per giudicare. Peró gli mancano gli strumenti per condannare.
Non c'é un reato di tortura in Italia. Per la maggior parte dei crimini contestati è già intervenuta la prescrizione. Per gli anni di galera è già intervenuto l'indulto. Perfino per i rimborsi e le spese legali è intervenuta una leggina ad hoc, del 2010, che le mette a carico dei contribuenti i . Cioé: i circa 10 milioni di euro tra danni e avvocati degli imputati non li pagheranno loro, ma tutti gli italiani.
Resta solo l'interdizione dai pubblici uffici... vedremo (se tutto va bene) stasera. Forse dopo le 16... ora piú, ora meno! Abbiamo atteso 11 anni. Ma è comunque troppo tardi per la nostra Democrazia, che ha dimostrato già di essere zoppa, permettendo le carriere degli imputati, difesi a spada tratta da tutte le parti politiche, mentre assolutamente nulla é stato fatto perché la Diaz non si ripeta.

Dopo la Diaz e Bolzaneto, in un paese democratico, gli imputati dovevano dimettersi o essere rimossi dalle loro cariche, i torturatori identificati e processati, ci voleva una legge sulla tortura e le scuse dello Stato.
Essere arrivati, senza tutto ció, ad una sentenza di Cassazione, è una sconfitta.
E per favore: non venitemi a parlare di garantismo! Ho sentito troppi politici riempirsene la bocca: in molti casi, gli stessi che il giorno dopo l'irruzione alla Diaz dicevano che eravamo tutti black bloc e meritavamo le mazzate, gli stessi che danno la pena di morte a Carlo Giuliani senza alcun processo e senza che in Italia neppure esista la pena di morte. Questa è l'Italia: il paese Garantista che lascia i criminali al potere fino all'indulgenza plenaria della prescrizione, e allo stesso tempo è il paese Giustizialista che sbatte gli immigrati nei CIE senza processo, solo perché potrebbero commettere il grave crimine di raccogliere i nostri pomodori per due soldi. In poche parole: garantista con i forti, giustizialista con i deboli. 

Pensavo a questo, stamattina, mentre ascoltavo l'arzigogolata arringa della difesa di Luperi e allo stesso tempo guardavo il cartello che dice: La legge é uguale per tutti. E ricordavo la frase di Henry Louis Mencken: “L'ingiustizia è relativamente facile da sopportare. Quella che proprio brucia è la giustizia”.

PS Ho scritto quanto sopra stamattina, prima di conoscere il verdetto. Ora so che la Cassazione ha confermato tutte le condanne, ed è una bella notizia: almeno c'è qualcosa che funziona. Ora vedremo se, come la legge stabilisce, la polizia italiana sarà decapitata dei suoi vertici criminali... o se ci aspetta qualche altra brutta sorpresa. Comunque quanto ho scritto resta valido: non dovevamo aspettare 11 anni per arrivare fino a questo punto, e se pure cadono i poliziotti condannati, restano gli stessi politici che li hanno difesi finora e che hanno responsabilitá anche piú gravi, resta De Gennaro (allora Capo della Polizia) piú potente che mai (ora sottosegretario con delega ai servizi segreti), manca una legge contro la tortura...
Abbiamo fatto solo un piccolo passo avanti. Ma non me l'aspettavo, e benvenuto sia. E soprattutto: GRAZIE ai PM e gli avvocati che ci hanno difeso e sono riusciti ad ottenere questo risultato storico lottando contro tutto e contro tutti.


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